Giovani capi, utili idioti

13 Dicembre 2020

Qualcuno la conosce bene, qualcuno ne ha sentito parlare, qualcuno l’ha usata per arricchirsi e qualcun altro è stato usato da essa. Ad alcune famiglie ha portato soldi e potere, ad altre ha portato via tutto. Insomma, chi più chi meno è coinvolto direttamente o indirettamentein quella che da molti è ritenuta l’organizzazione criminale più grande e potente mai esistita: la ‘ndrangheta. Ma come può un sistema così marcio ed immorale influenzare i giovani tanto da dover arrivare a parlare di rampolli della ‘ndrangheta? Prima di analizzare questo quesito andiamo ad analizzare il termine che troviamo all’interno di esso: “i rampolli della ‘ndrangheta”.

In un articolo de “Il Fatto Quotidiano”(24/08/2017)lì vediamo così definiti dal giornalista Lucio Musolino, riferendosi ai giovani del clan reggino dei Tegano: “ragazzi cresciuti con il mito dei genitori e degli zii. Giovani rampolli, nati tra la prima e la seconda metà degli anni novanta, che quei padri possono vederli solamente in carcere, se non li hanno visti morire ammazzati nel periodo della mattanza”. Detto ciò, la risposta all’interrogativo posto in precedenza la si può trovare nella parola “appartenenza”. Ma a cosa? Alla famiglia, il nucleo principale della società. Ricordiamoche l’esistenza stessa dell’associazione si sorregge sul sistema organizzativo delle ‘ndrineovvero le famiglie, i clan che la compongono. E con il termine “famiglie” non si intende un semplice rapporto di fiducia ma un reale rapporto biologico tra i vari membri quindi,per via del rapporto di consanguineità, è molto raro il pentitismo e il tradimentodi uno di essi. Questo fa sì che i giovani nati in questi contesti complicati si sentano in dovere di portare avanti il potere e la fama della propria ‘ndrina.Ma quelle dei consanguinei non sono le uniche giovani menti malleabili dalla criminalità. Vi sono infatti molti esterni a questo mondo che decidono di entrarne a far parte di propria volontà. Sembra assurdo, però succede. Per affrontarequest’altro argomentodobbiamoperòun attimo discostarci dal concetto trattato finora. È vero che la ‘ndrangheta è una realtà concreta, ma non è poi così presente sui riflettori, quasi come se operasse nell’ombra. In questo caso parleremo perciò di “fascino criminale”. Ma cos’è?Con “fascino criminale” si vuole intendere l’immagine che si è andata a creare nel corso del tempo sul criminale, sul fuorilegge. E in generale direi che è un’immagine molto forte, capace di ammaliare chiunque tra i ragazzi. Una delle motivazioni principali è sicuramente la produzione cinematografica che va dagli anni 60 ad oggi. Film come “Il Padrino”, “Quei Bravi Ragazzi”, “Gli intoccabili”e “Scarface”sono stati e sono tutt’oraconsiderati dei cult assoluti dalla criticae dal pubblico. D’altronde non si può certo dire il contrario. Quello che però si può dire è che i registi del tempo (come Scorsese o Coppola) non hanno descritto la vita criminale per quello che è realmente, arricchendola con falsi miti che, seppur vitali per la buona riuscita del prodotto finito, hanno di certo contribuito a creare quest’immagine del criminale onnipotente e intoccabile, che ovviamente non corrisponde alla realtà. Ma non c’è bisogno di andare così indietro negli anni per trovare questo fenomeno. Negli ultimi anni la serie TV Gomorra a cura di Stefano Sollima, oltre a risultare un ottimo prodotto italiano, ha purtroppo ispirato molti giovani.

A tal proposito troviamo un articolo de “Il giornale” (19/10/2016) del giornalista Giovanni Vasso che recita la seguente notizia:“Si presenta con la pistola fuori scuola per imitare il suo personaggio preferito della serie Tv Gomorra: denunciato un 16enne napoletano. L’episodio s’è verificato nella giornata di ieri a Giugliano, grosso comune nella provincia nord di Napoli. Evidentemente appassionato della serie che sta spopolando in Italia e anche all’estero, il ragazzino s’è presentato con un’arma nei pressi di un istituto superiore del centro. Ha atteso che i ragazzi, finite le lezioni, uscissero dalla scuola permettere in atto il suo personalissimo omaggio a Gomorra. Mentre gli studenti lasciavano l’edificio, il ragazzo ha cacciato una pistola e ha iniziato a puntarla sui giovani che volevano solamente ritornare a casa”.Con questo non bisogna però dedurre che la serie dia un esempio sbagliato a tutti sia chiaro. Come anche i film precedentemente citati essa si tratta di un prodotto artistico e in quanto tale ha diverse chiavi di lettura, giuste o sbagliate che siano. C’è chi si limita a godersi il prodotto, magari ne discute con qualcun’altro sui forum e chi purtroppo ne fa uno stile di vita, imitandolo e facendolo diventare parte del suo modo di essere.Un’altra forma d’arte che fortemente influenza quasi ed esclusivamente i giovani è la musica. Sicuramente i generi che più influenzano negativamente il giovane ascoltatore sono il neomelodico (in particolar modo quello napoletano) e le vecchie musiche regionali che trattano questi argomenti. Anche in questo caso vi sono varie chiavi di lettura. Se l’artista vuole rappresentare determinate realtà, magari anche avendole vissute, non vuol dire che lo si deve imitare nei suoi errori, anzi, magari il cantante le racconta proprio per far capire all’ascoltatore che quella vita è sbagliata e non porta a niente di buono.Per concludere, possiamo dire che questi giovani “rampolli” si possono suddividere in due categorie: chi ci nasce e chi ci diventa. E personalmente provo molto dispiacere per i primi e un po’di rabbia per i secondi, perché se ci nasci è molto difficile perte distaccarsi dai valori che ti vengono insegnati,mentre diventare un criminale di propria volontà vuol dire non avere rispetto dei propri genitori e di tutti coloro che credono in te.


Matteo

Polistena

ITIS M. M. MILANO

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