Cinemovel Foundation

Ettore Scola e il Cinemovel

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“È un ricordo personale che mi ha fatto apprezzare il Cinemovel: sono nato in un piccolo paese di montagna di seicento abitanti dove ogni anno un camion portava il cinema…”

Che cosa ha spinto uno dei maestri del cinema italiano a essere disponibile al progetto di cinema itinerante portato avanti da Cinemovel?
È un ricordo personale che mi ha fatto apprezzare il Cinemovel: sono nato in un piccolo paese di montagna di seicento abitanti dove ogni anno un camion portava il cinema. La prima volta avevo solo quattro anni ed ero impaziente di arrivare in piazza con lo sgabello dove sedere per assistere allo spettacolo. Soffiava un vento forte e freddo, il telone issato nel centro del paese sbatteva come una vela. Il movimento si estendeva dallo schermo al film, ma non dava fastidio, era un elemento in più. Si proiettava “Fra’ Diavolo” con Laurel e Hardy nelle parti di Stanlio e Olio. Nessuno rideva, tale era la sacralità della cerimonia, tutti se ne stvano protesi, attenti, quasi preoccupati, ridere sarebbe sembrato un dileggio. Il primo spettacolo cinematografico al quale ho assistito è stato un film comico con spettatori seri, che poi è anche la cifra del mio cinema: satirico, umoristico, ma nel fondo serio.
Nel mondo ci sono molte realtà che assomigliano all’Italia di settanta anni fa, allora la chiusura culturale era quasi totale, la radio era di regime, era proibito manifestare liberamente le idee, proprio come accade oggi in alcuni paesi dove la comunicazione è proibita, scarsa o inesistente. Cinemovel è un’iniziativa, anche se piccola, che ha un senso culturale e un impatto notevole nei luoghi nei quali viene realizzata. Nel film derivato da questa esperienza “Mozambico dove va il Cinema”* di Nello Ferrieri, i visi dei bambini che nel buio guardano lo schermo lasciano trasparire lo stupore di vedere se stessi sul grande schermo al quale fa seguito l’interesse per il film proiettato. I brevi documentari girati sul posto, nei quali la comunità si riconosce, sono un’esperienza rivoluzionaria, la successiva proiezione del film fa comprendere che oltre allo specchio c’è anche una finestra alla quale affacciarsi.

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